Auto elettriche, vendite in stallo in Italia in attesa degli incentivi
Le immatricolazioni degli ultimi mesi descrivono un settore che tarda a esplodere, ma cresce l’infrastruttura
Articolo a cura di Ivan Manzo
Il mercato dell’auto elettrica stenta a decollare in Italia. Secondo l’ultima analisi condotta da Motus-E, associazione italiana nata per favorire il processo di transizione nei trasporti, a gennaio 2024 le vetture a batteria elettrice (Battery Electric Vehicle, BEV) vendute nel nostro paese sono poco meno di 3.000, con un calo dell’11,61% rispetto allo stesso periodo del 2023.
Un dato in controtendenza se visto alla luce di altre grandi realtà europee: a gennaio 2024 la quota di mercato dei veicoli elettrici in Italia è al 4,22%, in Germania al 18,46%, in Francia al 16,83% e in Olanda al 30,85%. Nello specifico, il parco circolante italiano di auto elettriche conta 222.711 unità. Sono numeri poco confortanti per un mercato che gode di buona salute. Le auto immatricolate nel gennaio 2024 ammontano infatti complessivamente a quasi 142.000 unità, con una crescita del 10,6% rispetto all’anno precedente.
Auto elettriche, la questione incentivi
“Siamo l’ultimo Paese in Europa in termini di penetrazione dell’auto elettrica, il dato di gennaio ci rimanda indietro di anni”, commenta Massimo Degli Esposti, cofondatore e direttore di Vai Elettrico. “Ma da una parte è comprensibile: è difficile che qualcuno acquisti una BEV in una fase in cui sappiamo che i prossimi incentivi saranno maggiori di quelli attuali. I nuovi incentivi restano però al momento un annuncio, manca ancora il decreto e non conosciamo il funzionamento e la loro validità temporale. In generale, la gestione schizofrenica degli incentivi e la volontà di sovvenzionare anche le auto endotermiche hanno danneggiato il mercato italiano dell’elettrico nel corso degli anni.”
Se confermati, i nuovi incentivi per l’acquisto di un’auto full electric partirebbero da 6.000 euro fino a un massimo di 13.750 euro in caso di rottamazione (di veicoli fino a euro 2) e di ISEE inferiore a 30.000 euro.
Le colonnine di ricarica
Degli Esposti parla poi dei problemi legati alle infrastrutture: “La vera emergenza è quella della ricarica domestica. Chi, per esempio, può ricaricare l’auto elettrica nel condominio ha dei vantaggi indiscutibili, anche in termini di risparmio. La sfida è quindi mettere in condizione tutti i condomini di attrezzarsi con impianti di ricarica, abbattendo anche le barriere burocratiche che spesso si rifanno a falsi miti. Come quello che le auto elettriche si incendiano, mentre i dati ci dicono che sono molto più sicure delle auto endotermiche”.
Comunque i dati sono in crescita. A settembre 2023 in Italia si contavano 47.228 punti di ricarica, il 44,1% in più di quelli presenti un anno prima. Numeri che rendono il nostro paese una delle realtà europee con maggiori punti di ricarica in proporzione al parco BEV a disposizione. Certo, c’è ancora molto da fare sul tema. Ci sono per esempio delle differenze territoriali da colmare. Le disuguaglianze infrastrutturali, già presenti nel nostro paese in altri ambiti, sono marcate anche sotto il profilo della mobilità elettrica. Basti pensare che il 56% dei punti di ricarica si trova nel Nord Italia, il 23% al Sud e il 21% al Centro.
Se parliamo di viaggi lunghi, va ricordato che un terzo delle aree di servizio autostradali è dotato di colonnine di ricarica per auto elettriche, per un totale di 851 punti di ricarica. L’80% di questi ha una potenza maggiore di 43 kW, per le cosiddette ricariche “fast”, mentre il 59% supera i 150 kW, cioè le “ultra fast”.
L’importanza dell’auto elettrica nella decarbonizzazione dei trasporti
A differenza di altri settori, in Europa le emissioni dei trasporti sono aumentate negli ultimi anni e generano, secondo dati aggiornati a gennaio 2024, un quarto dei gas a effetto serra dell’Unione europea. Nella relazione speciale della Corte dei conti europea, pubblicata nello stesso mese, si legge che “le emissioni di biossido di carbonio prodotte dalle autovetture nel 2021 hanno costituito il 56% del totale di emissioni generate dai trasporti”. Per questo è fondamentale rendere i trasporti meno dipendenti dai combustibili fossili, ma non solo.
Ogni anno nel mondo l’inquinamento atmosferico, che comunemente chiamiamo smog, provoca la morte prematura di 8,7 milioni di persone. Stringendo il cerchio ci accorgiamo che in Europa le morti premature sono circa 400.000 e, di queste, circa 60.000 avvengono ogni anno in Italia, al primo posto nella triste classifica dell’aria peggiore d’Europa. I trasporti sono la seconda causa di inquinamento atmosferico nelle nostre città, subito dietro alle operazioni di riscaldamento e raffrescamento degli edifici.
La propulsione elettrica è l’unica in grado di far muovere il veicolo senza produrre inquinanti atmosferici sul posto. E più questa verrà alimentata da energia rinnovabile più si ridurranno le emissioni inquinanti e climalteranti prodotte da grandi centrali elettriche a carbone o a gas. Oggi, nel nostro paese, circa il 40% dell’energia elettrica è già prodotta da fonti rinnovabili.
Infine, anche l’efficienza premia l’auto elettrica. Un motore endotermico spreca infatti il 70-80% dell’energia contenuta nel combustibile. Per esempio, su 100 euro di carburante circa 70-80 euro vengono trasformati in calore di scarto, solo i restanti vengono utilizzati ai fini della trazione. L’auto elettrica rovescia questo rapporto, utilizzando l’80% dell’energia per gli spostamenti.